Molte aziende cosmetiche hanno fatto del simbolino del coniglietto stilizzato sulla confezione dei loro molti prodotti un marchio di fabbrica. Quello che però pochi sanno è che i prodotti con il bollino del coniglietto non sono gli unici a non essere stati testati su animali. Da qualche anno (marzo 2013) come prescritto nel Regolamento del 2009 per la legge europea è vietato commercializzare sia i prodotti finiti che siano stati testati su animali, sia quelli che contengono ingredienti testati su animali, il che significa che ogni cosmetico che compriamo oggi può essere definito “cruelty free”. Perché differenziare quindi?
Il percorso di abbandono della sperimentazione dei cosmetici sugli animali è iniziato negli anni ‘50. Le forti pressioni delle associazioni animaliste e la crescente sensibilità verso questi temi nella società civile hanno spinto le aziende a trovare man mano soluzioni alternative. La normativa europea sui cosmetici si è quindi adeguata negli anni, imponendo un divieto graduale che però nei fatti era già stato messo in atto dalle aziende. A partire dal 2004 la sperimentazione animale sui prodotti finiti è vietata su tutto il suolo europeo, un divieto che si è esteso nel 2009 anche ai singoli ingredienti con qualche eccezione per test particolari relativi alla sicurezza dei prodotti cosmetici, per i quali non esistevano ancora alternative valide e che avevano reso necessaria la proroga fino al 2013. Prima di quella data però per i produttori era ancora possibile effettuare sperimentazioni in paesi al di fuori dell’Europa e utilizzare gli ingredienti per confezionare prodotti da vendere sul mercato comunicatario. Il coniglietto aveva una suo logica. Dal 2013 con l’introduzione del marketing ban (il divieto di commercializzazione) l’Ue ha integrato il divieto di sperimentazione con quello di vendita di tutti i cosmetici testati su animali prodotti fuori dal suolo europeo. Questo è uno dei motivi per cui alcuni cosmetici in vendita negli Stati Uniti, Giappne o Cina in Europa non si trovano.
A Ispra, in provincia di Varese ha sede l’Eurl Ecvam, laboratorio della comunità europea che valida i metodi alternativi alla sperimentazione animale, il settore cosmetico dunque è da prendere come esempio per tutti gli altri settori (farmaceutico ad es) a dimostrazione del fatto che la transizione verso una riduzione della sperimentazione animale è davvero possibile. Il mercato europea è in assoluto il più cruelty free di tutti.
Ad oggi è vietato testare i cosmetici o i loro ingredienti sugli animali, e anche importare ingredienti testati altrove. Il simbolo del coniglietto che storicamente rappresenta la certificazione cruelty free non specifica tutte queste informazioni che potrebbero essere utili per la scelta del consumatore quindi il messaggio che passa è che quell’azienda non effettua esperimenti su animali , verissimo , il problema però è che in tal modo si lascia intendere che invece le altre lo fanno. Questo è uno dei tanti problemi che l’autorità garante della pubblicità deve affrontare. Nel settembre 2004 una nota casa cosmetica è stata sanzionata dal giudice dell’istituto dell’autodisciplina pubblicitaria a causa di uno spot televisivo in cui la stessa descriveva i suoi prodotti come “non testati sugli animali” multandola per pubblicità ingannevole , non tanto perché quell’affermazione fosse falsa, ma perché essendo vera per tutti, imbrogliava il consumatore.Oggi il simbolo del coniglietto deve riporta solo la scritta. Stop ai test su animali, che sul piano pratico non significa nulla, ma almeno non corre il rischio di sanzioni